Si narra che il Gatto Siberiano sia nato da una selezione naturale tra il gatto selvatico dei boschi della Siberia e il gatto domestico.
Esistono racconti, risalenti già al 1050, che narrano di gatti portati nella Russia Siberiana dai Coloni.
Alcuni ricercatori pensano che il gatto Siberiano sia il progenitore di molte razze, tra cui il Maine Coon, Norvegese, Angora e Turco Van.
Notizie più certe sulla sua presenza nelle prime mostre feline si hanno intorno al 1700.
Avevano avuto origine le prime voci relative alla comparsa,nel Caucaso, di un gatto grosso e robusto.
Il Gatto Siberiano è divenuto famoso oltre che per la sua bellezza, anche per la sua peculiare caratteristica di secernere una ridotta quantità di proteina Fel D1 che consente quindi di definirlo ipoallergenico. Per questo motivo non è raro trovarlo anche nelle case di soggetti allergici.
Gli esemplari di questa razza si contraddistinguono anche per il tipo di cute che risulta essere spessa e per il mantello dalle proprietà idrorepellenti che si infoltisce nei periodi più freddi creando un sottopelo dalle proprietà termoregolanti.
La sua comparsa ufficiale fuori dalla Russia avvenne però solo intorno al 1990.
In Russia, negli anni 80 la passione per i gatti era in continua ascesa; non mancavano infatti le occasioni in cui i “gatti di casa” non venissero portati presso i vari Club felini ed alle Esposizioni nel tentativo di ottenere il riconoscimento “ufficiale” quale gatto Siberiano “novizio”.
Regnava però ancora molta confusione sulle caratteristiche da includere nello “standard di razza”. Si concordava nel selezionare un gatto forte e con un pelo semilungo ma vi erano dubbi sullo standard di testa, muso ed orecchie ad esempio. Era importante evitare troppe similitudini con altre razze quali il Norvegese e il Maine Coon.
Con le prime direttive gli allevatori iniziano a dedicarsi al Gatto Siberiano; Kotofei ad esempio con il famosissimo Roman, uno dei fondatori, fu il primo a dettare lo standard per questa razza.
Robusta struttura ossea, corpo possente, testa arrotondata con orecchie ben distanziate (ne troppo vicine, ne troppo lontane), costituiscono quindi i primi punti fermi per lo standard.
Nel 1990 il WCF accetta il siberiano anche con nuove colorazioni compresa la variante colorpoint.
Da qui la comparsa del famosissimo Mars, esemplare Blue Tabby Point con bianco. Sempre dell’allevatore Kotofei.
Oggi, Mars e suo figlio Nestor sono presenti in numerose linee di sangue, così come Marcel e Roman.
Pian piano, il siberiano inizia così ad essere sempre più presente alle varie mostre feline affiancando gatti del calibro del persiano.
Il trovarsi però di fronte ad esemplari non proprio in standard, ed i giudizi negativi dei giudici, rese necessario un ulteriore approfondimento sulla razza.
Capitava infatti che i cuccioli non rispecchiassero i tratti somatici dei genitori presentando invece somiglianze evidenti con Maine Coon, Norvegesi o persiani.
Tra i vari gatti di casa, un bel giorno comparve anche il famosissimo Max. Altro importante fondatore della razza.
Arriviamo così alla metà degli anni 90, periodo in cui viene definito un “nuovo” standard che includeva,ad esempio, la testa a trapezio.
Non è facile avere dei buoni soggetti da allevamento, questo è anche il compito dell’allevatore che deve compiere scelte attente volte al preservare un alto standard quanto più possibile in linea con le direttive della razza. Sarebbe utile, al fine di evitare di fissare tare genetiche, evitare il cosiddetto imbreeding. Solitamente chi decide di praticarlo deve essere un attento e profondo conoscitore della razza nonché dei propri riproduttori e le relative linee di sangue.
Quindi, esemplari che presentino occhi tondeggianti, mantello troppo lungo, folto tutto l’anno, troppo soffice, poco idrorepellente o “oleoso”, coda troppo corta o troppo lunga, non sono da ritenere in pieno standard di razza.
Di Marco,
Droskova Siberian Cattery